Una città cambiata radicalmente, in cui le nuove reti di comunicazione modificano i paradigmi delle relazioni umane; una città in cui i network tecnoliquidi “sacrificano”, in nome dell’efficienza e della rapidità, i valori dell’empatia, della solidarietà umana, dell’incontro autentico.
«l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».