Fonte: Psicologia Contemporanea n.277 del 2020 – Autore: Tonino Cantelmi
Per tanti studiosi siamo in una fase, definita di “insurrezione digitale” o addirittura di “mutazione antropologica”, che vede affermarsi un nuovo sistema cervello/mente.
La “società incessante” è sempre attiva, sempre meno capace di spegnere il computer, tant’è che è stata coniata un’espressione apposita per la dipendenza da lavoro di questi anni: ITSO, Inability To Switch Off. Risale a vent’anni fa la mia presentazione dei primi casi italiani – quattro – di dipendenza da Internet: la presentazione fu fatta a un congresso di psichiatria a Roma. Tanti i commenti, le trasmissioni, le interviste che si susseguirono sui dati presentati. Fui anche accusato di essere a mia volta un “retomane”.
Psicologia contemporanea ospitò il primo articolo in italiano, proprio sui suddetti quattro casi (si veda il box «Un articolo pionieristico»). L’anno dopo fu la volta della pubblicazione del primo libro in italiano sulla dipendenza da Internet, in cui, oltre agli ormai famosi quattro casi, ebbi modo di proporre anche il primo studio su una popolazione italiana di fruitori di Internet. Quelle prime osservazioni furono integrate da successivi contributi ad opera di vari ricercatori italiani e attivarono un ampio percorso di ricerca la cui meta era di sondare la mente umana proprio in relazione alle nuove tecnologie, nel mentre si avviava l’ancora imprevedibile mutazione antropologica dei nativi digitali. Con tale espressione, proposta da un comunicatore legato al mondo dei videogiochi e recepita col sopracciglio inarcato dal mondo accademico, si intendevano gli abitanti del mondo tecno-liquido postmoderno nati nell’epoca delle espansioni tecnologiche e non preesistenti al loro avvento.
Fonte: Psicologia Contemporanea