Fonte: Agenzia Sir del 12/01/2017– Elaborare un piano così crudele, – afferma Cantelmi– fare a pezzi i propri genitori con un’ascia, tentare di eliminare le tracce del delitto e, cosa più drammatica, non provare nel modo più assoluto alcun senso di colpa…Beh, sembra sostanzialmente di vivere un videogioco”. Di qui l’amara constatazione: “Dobbiamo fare i conti con una realtà inquietante: stiamo facendo crescere una generazione quasi allenata alla violenza e incapace di accettare limiti e divieti”.
Il duplice omicidio di Pontelangorino, in provincia di Ferrara, che ha visto come vittime Salvatore Vincelli e la moglie Nunzia Di Gianni, uccisi a colpi d’ascia da Riccardo, il figlio sedicenne, e dal suo amico Manuel, 17 anni, “lascia esterrefatti e per molti aspetti richiama, anche se le indagini dovranno chiarire ulteriori elementi e verranno svolte alcune perizie, l’omicidio di Novi Ligure”. A tracciare al Sir “un parallelo inquietante” tra i due efferati delitti è lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell’ Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc). “Come Erika e Omar nel 2001 – spiega – anche gli assassini di Ferrara non sembrano soffrire di patologie che generano comportamenti dissonanti. Il vero dramma è che la psichiatria non ha una parola di spiegazione patologica. E’ inquietante, ma dobbiamo ammetterlo”. “Lo dissi allora e lo ribadisco oggi – prosegue -: credo ci sia una generazione che cresce con una virtualità esasperata. Il grande medium che plasma la menti dei nostri figli sono i videogiochi, strumento sul quale stiamo costruendo una generazione autentica di nativi digitali”. Per lo psichiatra, “elaborare un piano così crudele, fare a pezzi i propri genitori con un’ascia, tentare di eliminare le tracce del delitto e, cosa più drammatica, non provare nel modo più assoluto alcun senso di colpa…Beh, sembra sostanzialmente di vivere un videogioco”. Di qui l’amara constatazione: “Dobbiamo fare i conti con una realtà inquietante: stiamo facendo crescere una generazione quasi allenata alla violenza e incapace di accettare limiti e divieti”. L’altra faccia della medaglia è “l’incapacità di molti genitori di gestire i figli e conquistare la fiducia. Genitori troppo sbiaditi non sanno porre paletti e quando li pongono è irrimediabilmente tardi”. Del resto, chiosa Cantelmi, violenza e mancanza di senso di colpa sono purtroppo “cifre” di “una società come la nostra nella quale è ormai comune che chi investe un pedone si dia poi alla fuga…”.
Fonte. SIR