Cantelmi: A rischio eroi, sopravvissuti e parenti vittime

(DIRE – Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 nov. – Gli eroi, i sopravvissuti e i parenti delle vittime: sono le tre categorie che secondo Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, soffriranno maggiormente gli effetti psicologici ed emotivi a lungo termine della pandemia. In un articolo intitolato ‘Covid 19 e salute mentale’, pubblicato sulla rivista Aris sanita’, lo specialista parla delle “macerie emotive” che la pandemia lascera’ dietro di se’, e sottolinea come “il disagio emotivo aumentera’ nella popolazione generale a causa del trauma del distanziamento e dell’isolamento sociale, considerati traumi dalla potenzialita’ psicolesiva e capaci di generare forme patologiche di disagio emotivo nel tempo”.

In particolare, secondo Cantelmi, sono tre le categorie che “soffriranno di piu’ e per piu’ tempo. Il primo gruppo a maggior rischio di ansia e depressione e’ quello degli eroi, cioe’ gli operatori sociosanitari. Alcuni studi- ricorda lo psichiatra- suggeriscono che in molte condizioni stressanti, come quelle vissute dagli operatori sociosanitari nei reparti covid-19, fino ad uno su due potra’ presentare disagio emotivo post traumatico. Si tratta di medici, infermieri ed altro personale, anche volontari, cappellani ospedalieri, persone di supporto, che- prosegue Cantelmi- hanno vissuto in prima persona il dramma della morte e della malattia Covid-19 negli altri e che al tempo stesso hanno subito lo stigma di essere troppo vicini al virus” e di poter quindi essere fonte di contagio. A questi aspetti emotivi va aggiunto poi il grande carico di stress e di stanchezza dovuto a lunghi e faticosi turni di lavoro nelle corsie degli ospedali o nei presidi sanitari territoriali.

– Il secondo gruppo ad alto rischio e’ quello dei “sopravvissuti, coloro che hanno vissuto la condizione grave della rianimazione e del rischio di morte. Queste persone- ricorda lo psicoterapeuta- non solo hanno rischiato la vita o hanno subito la sedazione e l’intubazione, ma hanno dovuto affrontare il lungo percorso di ripresa, la paura della ricaduta, l’attesa estenuante della negativizzazione del tampone”.

Ci sono, infine, “i parenti delle vittime, coloro che- spiega Cantelmi- non hanno potuto ne’ accompagnare i loro cari negli ultimi istanti, ne’ celebrare i riti funebri con i quali si porta ordine e senso nel caos del dolore emotivo e neanche ricevere il conforto degli amici a causa del distanziamento sociale”.

Passando all’osservazione della popolazione generale, l’esperto ricorda che “cominciano ad affluire da tutto il mondo i dati sulla salute mentale e il Covid-19 dai quali si preannuncia un ulteriore fattore di rischio per la salute mentale costituito dalle problematiche socioeconomiche. Insomma- ribadisce- ci saranno molte macerie emotive”.

Constatando il grande impegno dei professionisti della salute mentale in questo momento, che hanno rivoluzionato il loro modo di lavorare e hanno scelto la terapia a distanza tramite il web pur di non abbandonare i propri pazienti e tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e sostegno, lo psichiatra e presidente del’Istituto di terapia cognitivo-interpersonale ricorda come “usciti dalla fase emergenziale, alla spinta generosa dei professionisti, deve seguire una riorganizzazione dei servizi per la salute mentale capace di innovarsi e di superare gli incredibili ritardi che gia’ caratterizzavano i servizi sociosanitari per la salute mentale” conclude.

Fonte: http://direnl.dire.it/psicologia/anno/2020/novembre/24/?news=07

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Fonte: dimensioneinfermiere.it del 24/11/2020

L’infermiere, 58enne lavorava nel reparto di cardiologia dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Da giorni in quarantena per aver avuto contatti con una persona positiva al Covid-19, era risultato negativo al primo tampone e in attesa per effettuare il secondo. Nell’articolo viene citato il Prof. Cantelmi “Abbiamo già denunciato gli effetti dell’isolamento sull’operatore sanitario attraverso le parole di Tonino Cantelmi, coautore dello studio ‘Covid-19: impatto sulla salute mentale e supporto psicosociale‘ che denuncia: – In qualche modo chi sta pagando un prezzo molto alto in termini di stigma sono gli operatori sociosanitari che se da un lato vengono esaltati, ammirati, quasi vissuti come degli eroi, dall’altro rischiano di essere gli untori e come tali possono essere vissuti dai familiari o dalle persone conviventi. Non solo stanno svolgendo un lavoro enorme, ma devono gestire un trauma incredibile, perché vedono morire persone. In aggiunta a questo, sono costretti a un isolamento affettivo e stanno in quarantena dentro la loro stessa casa –  Nell’articolo si ribadisce, a gran voce, che gli operatori sanitari hanno la necessità di supporto psicologico, un servizio efficace di assistenza psicologica agli operatori sanitari, non semplici sportelli di ascolto aziendali.
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