Fonte: techprincess del 10/06/2021
Cyberpsicologia: che cosa è e di cosa si occupa questo nuovo settore della conoscenza? Secondo l’illuminante opinione del prof. Tonino Cantelmi il nostro mondo viaggia verso una colossale dipendenza dalla connessione e Internet sta diventando un nuovo modo di vivere l’esperienza. Cambia il modo di esprimere il disagio psichico, ad esempio in chat e sui social, e con esso anche il modo di curarlo.
Cos’è la cyberpsicologia?
La definizione stessa non è semplice, e ci aiuterà a comprendere non solo cosa è la cyberpsicologia, ma anche quali sono i suoi ambiti di indagine.
Cyberpsicologia: una definizione
Iniziamo col dire che, più che una scienza o una disciplina, la cyberpsicologia è un nuovo settore della conoscenza. In sintesi, potremmo definire come cyberpsicologia lo studio dell’insieme degli aspetti psicologici in qualche modo legati al rapporto tra l’essere umano e il computer.
Da questo tentativo di incasellamento della cyberpsicologia si può già intendere quanto essa sia vasta e sfaccettata. E quanto sia un ambito in continua evoluzione ed espansione.
Si tratta di un ramo della psicologia che mira a definire una nuova figura umana, figlia in fondo di una nuova società, sempre più legata a filo doppio con la Rete e (soprattutto) con i social.
Cosa contiene la cyberpsicologia
La cyberpsicologia contiene dunque una serie di categorie che richiamano a diverso titolo il mondo delle nuove tecnologie e il loro utilizzo. Compreso, naturalmente, l’insieme di dipendenze e di alienazioni dalla realtà causate dall’eccessiva esposizione ai social. Per questo, indagando un nuovo tipo di cittadino con una serie di nuove problematiche, possiamo dire che la cyberpsicologia ha anche un piede nella sociologia.
La cyberpsicologia all’Università
Ma per capire meglio alcune delle possibili declinazioni della cyberpsicologia, è sufficiente leggere i nomi di alcuni esami presenti nei piani di studi delle Università che hanno eletto a materia questa nuova branca della psicologia. Dimostrando, tra l’altro, quanto la cyberpsicologia stia andando verso un unanime riconoscimento.
Tra le Facoltà che contemplano la cyberpsicologia nelle materie di studio c’è l’Università di Milano-Bicocca. E c’è anche l’Università telematica italiana UNINETTUNO, che alla cyberpsicologia dedica addirittura un indirizzo di studi all’interno del dipartimento di Processi cognitivi e tecnologie.
I nomi degli esami di UNINETTUNO ci chiariscono gli ampi confini della cyberpsicologia. Leggiamo solo quelli del primo anno: Psicologia sociale delle relazioni in rete; Psicologia dello sviluppo e tecnologie; Linguaggi dei nuovi media; Processi cognitivi e tecnologie; Rischio e tecnologie digitali; Privacy, diritto e sicurezza informatica.
Un impatto globale
Bastano questi nomi per avere un’idea della pervasività della cyberpsicologia nell’individuo contemporaneo. I nuovi media stanno modificando il linguaggio, le abitudini individuali e sociali, il modo di essere e di ragionare. Stanno cambiando la capacità di memorizzare, l’affettività e l’intuitività, oltre all’estetica. La Rete e i social hanno un impatto ancora più profondo sulle nuove generazioni, che sono allo stesso tempo quelle più a rischio. Sia nel senso delle patologie legato all’abuso delle nuove tecnologie, che nel senso delle minacce alla propria privacy ma anche alla propria persona.
La cyberpsicologia di domani
Si sta andando verso una tecnologia sempre più invasiva, e – come abbiamo scritto in altri articoli – questo processo ha una valenza duplice e in un certo senso contraddittoria.
Se per esempio si stanno mettendo a punto dispositivi sempre più raffinati, capaci di trasformare in azione i pensieri di pazienti affetti da malattie che inibiscono ogni movimento volontario, d’altro canto ci sono approdi della tecnologia carichi di ombre. Si pensi all’intelligenza artificiale adoperata con funzioni di controllo, o all’idea opinabile di impiantare chip nel cervello umano, allo scopo di creare una sorta di androide.
La cyberpsicologia di domani sarà dunque chiamata a perlustrare una zona ibrida, affascinante e non priva di pericoli, contraddistinta da enormi potenzialità che consentirebbero di migliorare la nostra vita. E da rischi altrettanto grandi per la nostra libertà.
Come sarà l’uomo del futuro? Come penserà? Quanto sarà modificato dal passaggio da una cultura analogica a una sempre più digitale?
E come cambieranno, per esempio, le patologie psichiche, dando per scontato che la percentuale degli Internet addicted è inesorabilmente destinata a crescere?
Il parere dell’esperto
Illuminante l’opinione di Tonino Cantelmi, docente di psicologia dello sviluppo all’Università Lumsa di Roma, la prima in Italia ad avere attivato un corso di cyberpsicologia. Il suo giudizio è acuto e non giudicante. Ha detto Cantelmi: “Il nostro mondo viaggia verso una colossale dipendenza dalla connessione: senza, infatti, molti di noi non sanno già più trovare un ristorante, corteggiare, conoscere un amico, capire i mali del mondo, informarsi o divertirsi. E chiudere una storia d’amore.
La dipendenza da Internet sta diventando anche un modo di vivere, dunque si colloca tra patologia e futura normalità. E come cambia il modo di esprimere il disagio psichico, ad esempio in chat e sui social, cambia anche il modo di curarlo. L’era digitale segna la fine di molte forme di psicoterapia antiche. Insomma, è in arrivo una vera e propria rivoluzione in tutti i settori.
I mobile born, che oggi vanno all’asilo e alla materna, saranno futuri uomini e donne tecno liquidi che adotteranno schemi mentali e categorie di pensiero nuove. Lo stiamo già vedendo. E quello che sappiamo è che questi giovani troveranno normale il filtro della tecnologia. Allora perché gli studenti di psicologia non devono adattarsi, studiando la cyberpsicologia?”