Fonte: Sostariffe.it del 16 giugno 2014 – Un consumo troppo alto forse, anche altissimo in certi casi. Sta di fatto che nasce ufficialmente una dipendenza che solo 10 anni fa non poteva nemmeno essere concepita dall’essere umano; la dipendenza da internet. In Giappone sono stati diagnosticati circa 500 mila casi sospetti di ragazzini tra i 12 e 18 anni totalmente dipendenti dal web. Da quest’anno infatti il paese nipponico ha deciso di prendere sul serio questi dati istituendo dei veri e proprio campi rieducativi. Il termine fu coniato nel’95 da Ivan Goldberg, psichiatra e docente alla Colombia University di NY. In Italia, nel’98 un altro psichiatra, Tonino Cantelmi, fu l’artefice di una profonda riflessione sul fenomeno della rete e le sue ripercussioni sulla mente umana.
Non è una droga ma forse può causare una serie dipendenza. Parliamo del “navigare forte, veloce e indisturbati tra le immense onde e maglie del web”. I campi che sono stati definiti in Giappone come rieducativi, in realtà altro non sono che luoghi che incoraggiano i più giovani a intraprendere vere e proprie attività offline. Doposcuola e centri ricreativi sono stati dunque creati con il solo preciso scopo di tener lontani i ragazzi da smartphone, tablet, pc e quant’altro di digitale possa turbare la mente e la concentrazione.
Le dipendenze da Internet, o Internet Addiction Disorder (IAD) hanno comunque una profonda ragione scientifica alle spalle per essere considerate tali. Sono pertanto dipendenze che racchiudono una vasta gamma di comportamenti compulsivi legati alla tecnologia e al mondo della rete. Il termine fu coniato nel’95 da Ivan Goldberg, psichiatra e docente alla Colombia University di NY. In Italia, nel’98 un altro psichiatra, Tonino Cantelmi, fu l’artefice di una profonda riflessione sul fenomeno della rete e le sue ripercussioni sulla mente umana. In seguito venne fondato negli USA, grazie a Kimberly Young, il Center for Online Addiction, una delle primissime strutture dedite alla disintossicazione da web.
Le “dipendenze” sono causa del consumo sempre più frequente e della fruizione di contenuti online sempre più rapida che rende le persone inutilmente “sovra-informati”. Ed è il fenomeno Internet mobile ad accentuare le dipendenze dai giochi via web, siti pornografici, scommesse e tutto ciò che ci trasporta in un altro mondo attraverso il filtro della rete. L’obiettivo dei campi rieducativi in fondo è semplice: portare i ragazzi al “digiuno totale” dalla rete e all’abbandono almeno provvisorio dei device ultra tecnologici.
Secondo uno studio dell’Università di Tokyo a rischio sono soprattutto coloro che utilizzano gli smartphone. All’interno di questi centri specializzati, vi sono psichiatri e psicologi che si dedicano interamente ai ragazzi che per mezzo della rete hanno maturato veri e propri disturbi comportamentali. Un’emergenza curiosa questa, che deve far riflettere. Il fenomeno dei campi rieducativi non è poi tanto un’idea originale. Ce ne sono di diversi, sparsi in giro per il mondo: Cina, Usa e Corea del Sud in primis da tempo hanno adottato provvedimenti di questa portata.
Fonte: Sostariffe.it